" Un poco di luogo da potervi andare e ridurvisi talvolta a desinare, o a cena per ispasso "
Giorgio Vasari
L’isola della Palmaria con il Tino e lo scoglio del Tinetto fronteggia Portovenere e chiude il Golfo della Spezia.
Una volta servitù militare, adesso aperta, è un’isola selvaggia rimasta sostanzialmente intatta.
Si raggiunge con barche che traghettano dal molo di Portovenere.
E’ solcata da vari sentieri –tutti ben segnalati-;
uno parte dall’attracco gira verso la spiaggia del “Pozzale”, passa per la “cava di Portoro”, arriva al “Semaforo” e devia per il “Sentiero dei condannati” per ritornare all’attracco.
E’un percorso di circa 2 ore senza particolari difficoltà, tra fitta macchia mediterranea con vista tra il golfo, le isole e il mare aperto.
La colonna sonora è prodotta da uccelli di terra e di mare col basso continuo dello sciabordio del mare.
Per chi vuole visitare l’isola dal mare o balnearsi nelle calette:
Altre vedute dall'isola
Una premessa importante, stante che imboccheremo il sentiero dell'Alta Via
che parte da Porto Venere, città incantevole ma pressochè sprovvista di
possibilità di parcheggio, è raccomandato, anche per la propria rilassatezza,
arrivare con gli autobus (oltretutto costano davvero un nonnulla rispetto alla
somma di benzina+parcheggio). Inoltre sia che la vostra meta sia Monterosso,
sia che vogliate proseguire fino a Vernazza avete la possibilità di utilizzare il
treno per il ritorno alla vostra località di partenza (esempio Sarzana, Genova
o La Spezia), come dicono i liguri “Feive furbi”.
Altro avviso ai camminanti: il percorso è praticamente tutto esposto al sole,
pertanto nei mesi estivi andare arrosto è garantito.
Il percorso non presenta particolari problematiche, è per tutti quelli che sono
capaci di camminare 5/6 ore, tuttavia ci sono piccoli tratti esposti da affrontare con la dovuta attenzione; per chi soffre di vertigini:
con l'aiuto di compagni non spacconi e di una giusta respirazione si passa dappertutto.
Nota da considerare, qui i tempi di percorrenza non contano: chi pensa ai
tempi CAI o a quelli indicati è sciocco, questo è un percorso con le dovute
frequenti fermate, il panorama micro e macro è altamente pittorico, da
osservare anche le impronte dell'attività umana.
PARTENZA DA PORTO VENERE.
Il bus vi scarica giusto nella piazzetta di Porto Venere, guardate il castello
avanti a voi e alla sua destra troverete una scalinata alquanto erta (come si
dice in gergo una “pettatta”) ben segnalata. Se non l'aveste ancora fatto
provvedetevi di acqua, e tanta, non ne troverete che a Campiglia.
E via così. Presto i gradini lasciano posto a una pietraia poi altri gradini,
pietraia e così via. Vi siete subito elevati di un centinaio di metri pertanto
potete vedere la Chiesetta di S. Pietro, la baia di Byron, L'isola della Palmaria,
l'immenso blu del Mar Ligure e dall'altra parte il Golfo della Spezia e poi le
Alpi Apuane.
Proseguendo noterete a lato del sentiero rocce con una perforazione, è l'indizio
che siete in una “via di lizza” * di una cava dismessa pertanto troverete
derelitti blocchi residuali sbozzati o addirittura già riquadrati, a un certo
punto sulla vostra destra a lato del rudere di una casa troverete una grande
ruota dentata e altri reperti di archeologia industriale.
Avanti a circa mezz'ora dalla partenza troverete sulla destra il Rifugio
Muzzerone, è presto per fermarsi ma un'oasi per chi si trova fuori
allenamento e per i frequentatori della vicina palestra di roccia.
Da qui troverete il refrigerio di camminare in mezzo a boschetti di lecci e
castagni, avanti ancora il sentiero sbuca nella strada asfaltata per Campiglia,
seguitela e seguite le indicazioni del sentiero che la taglia in discesa, passerete
davanti a una cava di Portoro attiva, vedrete la bella pietra scura con auree
venature. Il sentiero abbandona la strada, risale e dopo un boschetto rivedrete
il mare.
Qui la roccia da scura è rossa, non più Portoro ma Basalto, la forza tellurica
ho posto tutti gli strati sedimentari da orizzontali a verticali o obliqui, anche
questo è uno spettacolo. Sono qui i pochi tratti esposti, ma non perdetevi
d'animo: sono davvero pochi e brevi. Se solo vi voltate indietro vedrete la
punta estrema della vostra partenza il gran verde del bosco, il bianco della
scogliera e l'azzurro del mare.
Avanti per la via riabbandonate la costiera e per un boschetto vi ritrovate su
una strada asfaltata che porta a CAMPIGLIA. Qui troverete alimentari, bar e
quant'altro, ma attenti nei periodi invernali spesso questi sono CHIUSI (mia
esperienza docet).
Riprendete la AVG 1 e su per un bosco, noterete alla vostra destra un
osservatorio ornitologico e per l'avvistamento di incendi. A proposito:
noterete molti pini secchi, alcuni abbattuti anche sul sentiero, sono l'eredità di
un vasto incendio.
Avanti troverete la chiesetta di S. Antonio Abate (attenzione non quello più famoso di Padova, questo è
quello del maiale, protettore degli animali) che gli alpini hanno restaurato, attaccato vi è un minuscolo ristoro con un vasto
spiazzo (Bar La Pineta tel 3332778084, lui garantisce sempre l'apertura il
sabato e la domenica e tutti i giorni durante la bella stagione, ma per gruppi
e per avere la certezza dell'apertura telefonate, ha un vino dolce, tipo
sciacchetrà, un bicchieretto aiuta la marcia due la stroncano).
Camminare! Si ripiglia per un boschetto e poco dopo si arriva alla località
IL TELEGRAFO, già postazione militare importante per l'ottima vista ora con
grande albergo ristorante fornito di strada asfaltata che vi riporta alla
“civiltà” ma da cui arrivano frotte di incivili e le loro tracce in giro non
mancano.
Qui siete a “un bivio” direte voi. No a un Trivio. Infatti davanti a voi ci sono:
La AVG n. 1, che vi porta direttamente a Vernazza
la AVG n. 3, che vi porta direttamente a Riomaggiore
la AVG n. 3A, che vi porta lo stesso a Riomaggiore ma per il Monastero della
Madonna di Montenero.
Stretta la foglia, larga la via, scegliete la vostra io ho scelto la mia:
prendo la 3A: un largo agevole sterrato in discesa, a un certo punto si devia a
sinistra per un sentiero che costeggia alcune casette e porta al MONASTERO
DELLA MADONNA DI MONTENERO.
Da qui a Riomaggiore attenti attenti attenti: è tutta una gradinata, chi ha le
ginocchia in disordine si prepari, se piove o è bagnato di rugiada attenti agli
scivoloni (ne ho visti alquanti). Si siete in vista di Riomaggiore, è lì in fondo,
ma ci arriverete in una mezzoretta, passerete sotto la strada. Qui fate ciò che
volete: se temete ancora i gradini pigliate l'asfalto, altrimenti continuate il
sentiero passate dietro il cimitero e praticamente qui siete arrivati a
Riomaggiore.
Fermatevi, rilassatevi, divertitevi, avete alla fine della discesa un portico che vi
mena a sinistra per il porticciolo a destra per la stazione ferroviaria.
* La via di lizza era un sistema di trasporto dei blocchi di pietra dalla cava a
valle, i blocchi (la carica) posta sopra rulli di leccio (da cui lizza) era legata con
corde a pali infitti della roccia (i piri) mollando piano piano queste corde e
ponendo nuovi rulli sotto la carica questa veniva manovrata sulla via che era
stata opportunamente preparata ora smussando un angolo ora riempiendo un
avvallamento.
Gli operatori di queste rischiose operazioni erano le compagnie
di Lizzatori al comando di un capo lizza che si poneva avanti la carica e che
con alte voci e colorite saracche guidava tutte le operazioni.
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